Shadow Cones by Daniele Ciullini + Le Forbici di Manitù

Vittore Baroni e Daniele Ciullini si sono conosciuti all’inizio degli anni ’80 all’interno del circuito al tempo rigoglioso delle fanzine e della mail art, avviando una serie di collaborazioni in piccole pubblicazioni artistiche autoprodotte e in ambito sonoro, come nel caso di “The Cop Killers”, un nastro nell’ambito del progetto multimediale TRAX. Nel 2018, all’epoca della ristampa su vinile di questa audiocassetta,era nata l’idea di dare un seguito alla distopico-fantascientifica "opera industriale", ma senza che nulla si concretizzasse. Nel frattempo, Vittore è rimasto attivo al fianco di Manitù Rossi nelle molteplici produzioni delle Forbici di Manitù, che negli anni hanno coinvolto in veste di ospiti decine di musicisti internazionali, ma stranamente mai fino a questo momento l’amico Ciullini. Per colmare la lacuna, su proposta di Manitù le Forbici hanno richiesto a Daniele basi sonore su cui poter compiere i loro interventi, essenzialmente di natura vocale. Il processo di collaborazione si è rivelato molto più semplice e immediato di quanto fosse lecito sperare, portando in breve tempo all’ultimazione di un intero album.

“Shadow Cones” raccoglie tracce delle “zone d’ombra” in cui si intersecano e sovrappongono storie e memorie dei tre autori, prendendo come filo rosso e leitmotiv la città di Firenze - base operativa di Ciullini e punto d’incontro equidistante tra Viareggio e Reggio Emilia - con tutta la sua varietà di suggestioni storiche, culturali, architettoniche e paesaggistiche. Dalla figura tragica di Girolamo Savonarola immolato sulla pubblica piazza al mondo dell’alta moda che nella capitale toscana ha una delle sue sedi privilegiate, da stimati pionieri della ricerca elettronica come Pietro Grossi e Albert Mayr che a Firenze hanno messo radici ai fasti della scena new wave dei primi ’80 che eleggevano la città tra le capitali del nuovo rock italiano, dal circolo artistico-letterario che ruotava attorno alla rivista Lacerba ai tempi del primo Futurismo ai grandi poeti e letterati d'oltre Manica sepolti nel peculiare Cimitero degli Inglesi, il disco rimanda luci e soprattutto ombre di una città che non ha mai difettato in luoghi misteriosi e arcani o in complotti politici e vicende drammatiche. Un matrimonio (im)possibile tra canzone, cut-up e sperimentazione vocale, sonorità di stampo ambient-drone e industrial, fascinazioni gotiche e toscanissimo black humour. Un omaggio molto trasversale a una città che, come cantava Odoardo Spadaro, “La c'ha tant'anni e pure la un'envecchia mai”.

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